Milano Storytelling Awards 2024 - Il “Primo premio” che premia tutti

Riconoscimenti dall'Ucraina

Grazie alla bella gente di #AIUTILITY. Grazie ad Alessandro nostro tramite con l' Ucraina.

A loro, anche a loro, dall'inizio di questa ennesima folle guerra abbiamo dato cibo, coperte, vestiti, scarpe, generatori di corrente, materiale elettrico, giochi, farmaci.

Continueremo ad aiutare tutti, sempre di più.

Grazie per questi riconoscimenti che testimoniano il nostro impegno umanitario. Grazie.

 

Due riconoscimenti... is mei che one!!

Ce la mettiamo tutta.

Senza sosta.

Senza tregua.

Con tutto il cuore.

Perché vorremmo essere parte del cambiamento in cui crediamo.

Anche solo un pochino.

Ma facciamo la nostra parte grazie a tanta bella gente.

Milano Storytelling Awards 2022

Mini riassunto degli ultimi mesi:

questo e molto di più ha fatto la bella gente di Aiutility!

Grazie di questo premio, ai Municipi, a tutte le persone con cui collaboriamo, alle associazioni da cui impariamo il ben fare!

Grazie All News per la vostra vicinanza e presenza!

Non ho vinto... abbiamo vinto!!!!!!

Dalla spesa quotidiana a internet la rete della Milano generosa

Le associazioni di quartiere, le iniziative dei singoli fino al Terzo settore

Milan col coeur in man. Diciamolo subito così ci liberiamo del luogo comune. Che peraltro, come non pochi luoghi comuni, contiene una gran verità. E la vicenda della coppia con figli raccontata da Repubblica lo testimonia. Ma della gara di aiuti si parla nell'articolo sopra. Qui cerchiamo un po' di allargare il discorso, renderlo più generale, sentendo chi da tempo si occupa di solidarietà, da un anno in qua combattendo le nuove povertà causa Covid.

Cristina Campanini, medico di famiglia a Porta Romana, giusto all'inizio della pandemia ha fondato l'onlus Aiutilty: «Mi ha spinto un dato di fatto: in zona è pieno di anziani che non possono uscire né sanno fare la spesa online. Come aiutarli? Ho creato questa associazione con sede nel mio studio: un'ottantina di persone che seguono un centinaio di famiglie, spesso segnalate dalle parrocchie, in tutto, dalla alfabetizzazione di stranieri alla raccolta nei negozi di cibo invenduto o in scadenza che redistribuiamo, dato che spesso poter mangiare è la prima cosa che ci viene chiesta. Siamo pur sempre la città dove Pane Quotidiano cucina 3.500 pasti al giorno. Ma cerchiamo anche di dare dignità: a Pasqua ci stiamo organizzando per un pranzo dove ci siano anche uova per i bambini e giochi. Cerchiamo di essere come una locanda: arrivi quando sei stanco e affamato, riparti quando puoi».

E la dignità non è fatta solo di cibo, ma anche di cose in apparenza più futili come internet, «che in realtà ormai è un diritto, come l'acqua», dice Alice Arienta, zona San Siro, consigliere comunale pd, «ma soprattutto madre di tre figli», che si occupa assai nel periodo di digital divide: «Un problema doppio. A volte riguarda dispositivi come pc e telefonini, che non ci sono o sono obsoleti, a volte è l'abbonamento che non c'è o il segnale che non arriva. Spesso rimediano i dirigenti scolastici, dato che il problema riguarda anzitutto i giovani, ma si può e si deve fare di più. Esistono tante reti di quartiere, penso a quella del Giambellino, ma ci dobbiamo impegnare che restino aldilà della politica e al di là della singola emergenza. La forza di associazioni così è che sai chi aiutare e quindi sei più propenso a farlo, e che la vergogna e la paura che in tanti hanno a chiedere aiuto si superano più facilmente».

Un problema con cui ha lottato anche la Caritas: «Grazie agli Empori solidali - ci spiegano dall'ente legato alla diocesi - chi ha bisogno viene a fare una vera spesa, non riceve pacchi viveri utilissimi, ma spesso vissuti come una mortificazione. Per questo si dovrà sempre più puntare, accanto all'aiuto concreto dei bisogni del momento, ad aiutare la gente a recuperare dignità e a cavarsela da sè: il nostro fondo "Diamo lavoro" finanzia tirocini retribuiti nelle tante aziende che hanno deciso di darci una mano. Perché accanto a tanti piccoli donatori, anche il mondo dell'economia si è fatto avanti, in quest'anno».

Luigi Bolognini - La Repubblica

La straordinaria esperienza della dottoressa Mariacristina Campanini

Il motto di Aiutility? Spartire per gioire!

Tutto è iniziato nel marzo ‘20, in piena pandemia, quando Mariacristina Campanini, medico di base, ha capito che non bastava dare un generico aiuto a persone in difficoltà: da parte di tante famiglie, «La fame era un’altra» – dice la dottoressa – occorrevano cibo e aiuti concreti, per alleviare i loro bisogni primari. Così, con una semplice mail intitolata “per piacere”, inviata a pazienti e conoscenti, la dottoressa ha ben presto istituito una raccolta spontanea e volontaria per un banco alimentare. Nei mesi le adesioni sono state tante, e Mariacristina ha creato la chat Aiutility (pagina Fb e Instagram), che at- tualmente coinvolge circa una set- tantina di persone attive.
Ma l’iniziativa ha ben presto “fatto rete” anche con altre associazioni di volontariato. Alimenti non deperibili, con la collaborazione della sua «santa segretaria», come la chiama lei, cominciavano a es- sere stoccati in gran quantità in uno spazio del suo studio di viale Sabotino, e ceste di cibo comincia- vano a essere portate direttamente dai volontari della onlus – che era ormai nata ufficialmente – alle famiglie in difficoltà, segnalate principalmente dalle liste del Municipio 5 e degli enti collegati con i quali poi si è creata una stretta collaborazione («Il nostro fornitore ufficiale di “disgrazie” – dice con ironia la dottoressa – è don Giovanni delle Parrocchie San Barnaba e Maria Madre della Chiesa al Gratosoglio, che è bravissimo, come tutti sanno; ma anche segnalazioni dai City Angels, anche perché abbiamo una linea che si occupa di fornire abbigliamento, scarpe»).

Il cibo viene distribuito dai volon- tari due volte a settimana e copre attualmente il fabbisogno di ben più di un centinaio di famiglie, uno spaccato della città che soffre. Secondo il Comune di Milano, questa emergenza ha portato sotto la soglia di povertà oltre 18mila famiglie.

«Noi ci siamo molto indirizzati sulle comunità e case famiglia di zona 5, come l’Associazione Ciao, L’Impronta, la Comunità Oklahoma...», spiega la dottoressa: «in tutti i fine settimana di dicembre abbiamo garantito loro un pasto particolare, che è stato realizzato dal cuoco del Bislunga, il Bistrot dell’As Rugby di Novegro, chiusa per il lockdown e che quindi era in difficoltà. In fondo il concetto di “aiutility” è proprio quello di essere di reciproca utilità. Perché non aiutarci? Il bravissimo cuoco del Bislunga (inglese, in Italia da vent’anni e parla come Don Lurio, simpaticissimo) ci propone il “raviolo in progress”? Bene, noi lo aiutiamo raccogliendo fondi per farglielo realizzare, affinché almeno durante il week end quelle comunità abbiano un pranzo super, un po’ diverso, di cose molto buone, pasta fatta in casa, ragù eccellente...». Un circolo virtuoso.

«Siamo partiti con un entusiasmo pazzesco, pur senza conoscerci – racconta Campanini –. Quelli del gruppo però li conosco tutti, e sono il cuore di Aiutility, una chat assolutamente “improbabile”, dove fioccano messaggi “a manetta”... È stata ed è, un’esperienza bellissima. Siamo tutte persone diverse per storie, ma con un obiettivo comune, che ci ha legato tantissimo. E non ci siamo fermati neanche in estate. Allora abbiamo deciso, “strutturiamoci”: da lì è nata la onlus (Associazione Aiutility Onlus), un modo per “complicarci un po’ la vita”, perché ci sono più regole. Ma che in realtà serve a semplificare la richiesta di fondi, tutelarci, darci un minimo di struttura».

A coordinare questo insieme, molto sfaccettato, di associazioni che via via si sono aggregate, è sempre lei, “la doc”, come la chiamano in chat e che, oltre a coordinare, sa anche molto bene decen- trare. «All’inizio – continua la dottoressa – durante il primo lockdown, quando non c’era possibilità di movimento e per aiutare le persone dovevamo trasportare cose, c’era il rischio di essere multati, allora abbiamo deciso di occuparci noi della logistica di accumulo delle derrate e poi di trovare qualcuno che le potesse distribuire; quindi abbiamo scoperto che Arci faceva questo lavoro, nella figura di Cecilia Strada e del gruppo AiutArci dei circoli di aiuto solidale Gps di Milano (www.arcimilano.it). Con la loro collaborazione, anche noi abbiamo poi creato un gruppo di consegna spesa. Insomma, così è partito il tutto. E il mio studio è diventato una sorta di bric-à-brac, un suk».

Ad aiutarla nello stoccaggio e non solo, oltre alla sua «santa segretaria», anche il portinaio cingalese: «Che ha sposato la causa e ha detto: “questa è la mia occasione per ringraziare l’Italia che mi ha accolto”. Succedono un po’ di “magie” quando si agisce per il bene comune – ne è certa Mariacristina – e succedono da sole, senza cercarle. Per cui a metà giornata, quando lui ha l’intervallo, co- mincia a guardare dove sono le offerte e poi la sera, una volta chiusa la portineria, parte con la sua auto e va a ritirarle, in modo da poter garantire una qualità buona di quel che si prende. Infatti a volte si riceve, ma a volte si compra, se ci sono necessità impellenti (es.: servono sottilette per i panini ai senzatetto, andiamo a comperarle...)».

Esiste quindi un fondo dove si possono fare donazioni: «Sì, perché da settembre abbiamo aperto un conto corrente. E lì vanno i soldi delle vendite dei nostri gadget: abbiamo sviluppato una linea di produzione di mascherine protettive (a offerta libera) fatte a mano da partecipanti del gruppo. Poi, tutto ciò che si vende si tramuta in cibo per adulti, bam- bini, animali domestici, prodotti di igiene personale e per la casa: sono calamite, magliette, piccoli oggetti in polvere di ceramica bellissimi, realizzati da una coppia di giovani senza lavoro e senza casa (con un cane al seguito), a cui abbiamo dato una mano a trovare un’ubicazione... Insomma un po’ di oggettistica con il nostro brand. E poi, sul conto corrente, arrivano le offerte!».

I volontari di Aiutility sono gioiosamente noti come “quelli della doc”. «All’inizio, in soli due mesi, la cooperazione con associazioni o gruppi solidali si è espansa e le nostre “amicizie solidali” sono cresciute molto. E poi ci sono amici straordinari e “di parte”, come la consigliera del Mu5 Angela Lanzi, che di recente ci ha recuperato 10 tablet ricondizionati... Le persone di Aiutility sono davvero tutta bella gente. Chi collabora come esercente, spinto dal desiderio di agire bene, guadagna anche visi- bilità sui media: mi riferisco a negozianti come Antonella la cartolaia di via Meda, molto disponibile, ma anche a Lia pasticcera e ai panettieri Tucano e Galantino, che sono davvero sempre presenti,

inoltre a piccoli artigiani come sarte, idraulici...; chi partecipa come donatore è gratificato dalla trasparenza del sistema; chi riceve non deve chiedere». Tra gli obiettivi della onlus c’è anche quello di promuovere la riduzione dello spreco, con l’utilizzo di prodotti di qualità invenduti che andrebbero buttati. «Recuperiamo ad esempio cibo da produttori artigianali (panettieri...), commercianti (ristoranti, grande distribuzione alimentare...), anche cibi semifreschi da consegnare entro 24/48 ore».

Infine, per non dimenticare proprio nulla, il volonta- riato di Aiutility contempla anche la donazione di attività educative. «Abbiamo due persone che vanno a insegnare a leggere e scrivere alle mamme detenute dell’associazione Ciao – conclude la dotto- ressa – in modo che possano un pochino essere alfabetizzate. Ma organizziamo anche incontri e feste a tema: a Natale e alla Befana, siamo riusciti a portare i giochi ai bambini nelle case famiglia... Poi ci sono diversi sottogruppi: “aiutan-sfert” per portare le cose alle comunità quando queste non possono venire a prenderle; “aiutor-dine”, quando nel box c’è delirio; ci sono le “manine sarte” che fanno tanti bei lavori...», piccoli sotto- gruppi di aiutility web, tutti molto utili.

Potremmo continuare all’infinito.
E tutto questo grazie all’iniziativa di una donna medico straordinaria, di una simpatia travolgente e dalle energie inesauribili. Che dire di più? Complimenti Mariacristina!
(Per info: Aiutility - pagina Fb e Instagram)

Giovanna Tettamanzi

Milano Storytelling Awards 2020

Clicca sull'immagine e guarda la serata finale

Jack Folla - Mutuo soccorso show

Con lo stile di Jack Folla sembra quasi una favola... Aiutility è lo stile dell'Italia che vuole andare avanti non perdendo nessuno per strada!!!! Grazie Doc e grazie Aiutility.

Ascolta il Podcast di Jack Folla su Rai Radio 1

Il medico che sfama gli affamati

I numeri non sempre fanno paura. Molto spesso, si: l'incremento dei malati, la conta dei decessi, l'aggiornamento quotidiano dei ricoverati. Ma ci sono anche numeri che non spaventano. Sono gli 800 chili di vestiti per adulti e i 250 di quelli per bambini, le 50 paia di scarpe, i 300 chili di pane e dolci donati dai fornai del quartiere, tra Porta Romana e la Bocconi a Milano. Sono le 400 mascherine cucite a mano «dalle nostre manine sartine» e poi vendute per comprare e donare di nuovo: «è questo il senso di tutto per noi». Maria Cristina Campanini, medico di famiglia milanese in servizio dal 1990, mentre le sirene delle ambulanze erano l'unico rumore che si sentiva per le strade di Milano, ha creato una chat con sei-sette tra pazienti e amici. L'ha chiamata Aiutility. Cinque mesi dopo, quella chat è diventata una comunità che è dieci volte più grande, che si sta costituendo in associazione e che in quello studio medico di viale Sabotino ha trovato il suo quartier generale. Per raccogliere cibo e vestiti da dare a chi è più povero, «perché sul sito del Comune di Milano si parla di 18 mila persone sotto la soglia di povertà».
Aiutility è nata a marzo, quando in pieno lockdown per il Covid 19 non si poteva fare nulla, «e lo so che sembra un paradosso, ma è stato proprio da questo che tutto è scattato».
Grazie alla chat è iniziata la raccolta prima di cibo e stoffa per le mascherine, poi vestiti, scarpe, giochi per bambini. «Seguivo 120 malati Covid, massacrante. Dovevo concentrarmi anche su qualcos'altro per non impazzire», racconta la dottoressa. Il «qualcos'altro», oggi, è uno studio medico che non basta più per conservare tutto quello che viene donato, e per tortuna un paziente ha messo a disposizione il suo garage per stipare tutto quello che viene raccolto, «che non è mai cibo da discount, chi dona lo fa con amore, sceglie le merendine senza olio di palma o il latte di riso adatto anche ai vegani». Tutto viene poi distribuito ad associazioni, al municipio di quartiere, ai City Angels che a Milano assistono i senzatetto. Ma anche direttamente alle famiglie, un centinaio finora quelle raggiunte dai volontari che due volte a settimana consegnano porta a porta. A regalare ci sono singoli cittadini, ma anche negozi, ristoranti,
artigiani, «tutti contribuiscono e noi in cambio gli facciamo pubblicità sui nostri canali social. Spartire è gioire».

Alessandra Corica - La Repubblica

Aiutility, la rete solidale nata in uno studio medico

Questa storia è cominciata a febbraio nel pieno dell'epidemia Covid, iniziata per caso, perché abbiamo incominciato a dire cosa possiamo fare in questo periodo così buio, così difficile, e abbiamo iniziato a fare una raccolta di cibo. Quindi i miei pazienti, amici, riuniti in una chat che abbiano chiamato Aiutility, hanno incominciato a portare cibo, inizialmente un po' di cibo, successivamente tantissimo cibo, tanto da riuscire a sostenere i bisogni settimanali di un centinaio di famiglie. Successivamente poi abbiamo iniziato con un gruppo di persone che erano capaci di cucire, che abbiamo chiamato Manine Sarte, a fare anche delle mascherine per avere anche soldi per comperare la spesa, e adesso siamo una sessantina di persone, e ognuno poi si occupa di qualche cosa. Mi chiamo Manju e io sono il custode di questo palazzo. Faccio selezionare cibo vari supermercati e offerte, eccetera. Abbiamo anche pasticcieri, panettieri persone che vendono frutta e verdura che ci danno l'invenduto. Io sono una paziente della dottoressa Campanini, sono in questo gruppo dagli inizi e mi occupo di cercare connessioni con il territorio, laddove le associazioni danno aiuti concreti alle famiglie. Io sono uno studente universitario e mi occupo di distribuire la spesa alle famiglie che ne fanno richiesta. Mi ha colpito scoprire che ci sono molte più persone di quelle che pensavo che hanno bisogno anche semplicemente di un pasto da mangiare a mezzogiorno. Persone che si sono impoverite, vuoi per la cassa integrazione che non arriva, o per la disoccupazione immediata, o perché già erano in un lavoro precario o non ce l'hanno. Di Aiutility mi ha colpito l'entusiasmo, c'è stata un'onda di umanità veramente incredibile, bellissima.