Il medico che sfama gli affamati

8 Agosto 2020

I numeri non sempre fanno paura. Molto spesso, si: l'incremento dei malati, la conta dei decessi, l'aggiornamento quotidiano dei ricoverati. Ma ci sono anche numeri che non spaventano. Sono gli 800 chili di vestiti per adulti e i 250 di quelli per bambini, le 50 paia di scarpe, i 300 chili di pane e dolci donati dai fornai del quartiere, tra Porta Romana e la Bocconi a Milano. Sono le 400 mascherine cucite a mano «dalle nostre manine sartine» e poi vendute per comprare e donare di nuovo: «è questo il senso di tutto per noi». Maria Cristina Campanini, medico di famiglia milanese in servizio dal 1990, mentre le sirene delle ambulanze erano l'unico rumore che si sentiva per le strade di Milano, ha creato una chat con sei-sette tra pazienti e amici. L'ha chiamata Aiutility. Cinque mesi dopo, quella chat è diventata una comunità che è dieci volte più grande, che si sta costituendo in associazione e che in quello studio medico di viale Sabotino ha trovato il suo quartier generale. Per raccogliere cibo e vestiti da dare a chi è più povero, «perché sul sito del Comune di Milano si parla di 18 mila persone sotto la soglia di povertà».
Aiutility è nata a marzo, quando in pieno lockdown per il Covid 19 non si poteva fare nulla, «e lo so che sembra un paradosso, ma è stato proprio da questo che tutto è scattato».
Grazie alla chat è iniziata la raccolta prima di cibo e stoffa per le mascherine, poi vestiti, scarpe, giochi per bambini. «Seguivo 120 malati Covid, massacrante. Dovevo concentrarmi anche su qualcos'altro per non impazzire», racconta la dottoressa. Il «qualcos'altro», oggi, è uno studio medico che non basta più per conservare tutto quello che viene donato, e per tortuna un paziente ha messo a disposizione il suo garage per stipare tutto quello che viene raccolto, «che non è mai cibo da discount, chi dona lo fa con amore, sceglie le merendine senza olio di palma o il latte di riso adatto anche ai vegani». Tutto viene poi distribuito ad associazioni, al municipio di quartiere, ai City Angels che a Milano assistono i senzatetto. Ma anche direttamente alle famiglie, un centinaio finora quelle raggiunte dai volontari che due volte a settimana consegnano porta a porta. A regalare ci sono singoli cittadini, ma anche negozi, ristoranti,
artigiani, «tutti contribuiscono e noi in cambio gli facciamo pubblicità sui nostri canali social. Spartire è gioire».

Alessandra Corica - La Repubblica

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